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Politiche per la famiglia. Intervista di Ico Gattai

By in News on June 7, 2012

Ed ecco qua la stramba intervista di Ico Gattai a Teatro Cantiere!

Pisanotizie.it – 07/06/2012  – articolo di Ico Gattai
Ingorgo Rock #19 
Politiche per la famiglia
Teatro Cantiere: Charles Manson è una storia come un’altra

Fa una certa impressione entrare in casa di due dei massimi esperti mansoniani in Italia. Quelli di Teatro Cantiere: profondi svisceratori di ogni traccia lasciata da Charles Manson e la sua Family. Una casa zeppa di cimeli, quasi un tempio dedicato a questo discussissimo personaggio, eppure Sara e Hengel sono allegri, gentili, sorridenti. Non ce li vedo ad affilare machetes da consegnare agli adepti per una carneficina ad alto tasso di simbolismo iconoclasta.
Il Teatro Cantiere da anni esplora il mondo di Charles Manson e lo porta in scena, in tutta semplicità, senza palco, senza luci particolari, senza scenografia. 5 attori, una chitarra acustica, voci che parlano una lingua che non esiste, qualcuno la chiama glossolalia. Azioni movimentate e canzoni di Charles Manson. Una cosa che forse non è neanche teatro, io lo chiamerei archeosvagellamento organizzato.
Non sono male le canzoni di Charles Manson, ballate freak-folk stonate e dilatate, eppure solide e presenti, il problema è quel nome: Charles Manson, per molti non è altro che un assassino sanguinario, un criminale satanico, un essere malvagio all’ennesima potenza, uno che, per non dare troppo nell’occhio, s’è inciso una X in fronte e l’ha poi trasformata in una svastica. Adorazione d’un antico simbolo indiano o adesione alla nazione ariana?
Non so cosa ci trovano, quelli di Teatro Cantiere, a dedicare tutto questo tempo a un personaggio del genere. Inizio l’intervista, nella netta impressione di aver a che fare con dei pazzi, ma pazzi buoni, immaginatori, impigliati in una missione tentacolare che li ha avvinghiati loro malgrado: mostrare al mondo lo splendore agghiacciante dell’arte di Charles Manson.

Ma che botta c’avete?
Grande.

Ascoltando Charles Manson, sentite gli spiritelli volteggiarvi nel cervello?
Solo quando lo ascoltiamo al contrario.

Il Teatro Cantiere in tre parole.
Vivo. Tossico. Sudato.

Gruppi teatrali a cui fate riferimento.
Vorrei dire nessuno ma passerei per presuntuoso, e allora dico che ci piace il lavoro del Jerzy Grotowski Workcenter e dell’Odin Teatret. E ci sentiamo vicini agli artisti di strada.

Teatro Cantiere, un nome un po’ banale, non vi pare?
Il Cantiere è l’elemento che ci caratterizza come storia, siamo nati e cresciuti fra le sacre mura del Cantiere San Bernardo, in Via Pietro Gori, a Pisa. Un posto per essere amato deve incutere almeno un minimo di timore. E l’acustica d’una chiesa, si sa, ha sempre il suo fascino tenebroso.

Perché v’è presa questa fissazione con Charles Manson?
Perché è un mondo ricchissimo di spunti e riferimenti. E’ come se fosse un superconcentrato delle storie che ci interessano, una maniera intensa di vivere la musica, il teatro e l’arte in genere, attraversando le terribili paludi della liberazione umana. Mostri con tre teste e colpi di bazooka in lontananza.

E Manson, il bazooka, lo usava?
Manson non ha mai ucciso nessuno. E’ stato condannato come mandante per gli omicidi di Bel Air. Ma la cosa non è chiara per nulla. E c’è anche chi, come il percussionista americano Z’EV, dice che il vero capo della family (la setta/comunità hippie di Manson) era Bobby Beausoleil e non Manson. Manson è stato trasformato in oggetto mediatico, una faccia per tutto il male del mondo, sbattuto in prima pagina e nelle edizioni di punta dei tg come nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti d’ America. Fine dei Sessanta inizio dei Settanta, cambio d’epoca e forza della televisione, Manson fu una carta usata dall’amministrazione Nixon per reprimere tutto quel movimento di gente che sognava un mondo più pacifico. Senza dimenticare che Manson ha sempre perorato la causa ambientalista, e alcuni suoi seguaci fecero dell’azione diretta una pratica ripresa poi da molti altri, e che le sue canzoni, per quanto sconosciute, trovano sempre interpreti originali, e interpretazioni calorose. Voce del verbo perorare.

Insomma, per quanto rigorosi nello studio e razionali nell’approccio, alla fine vi siete appassionati a quel lesiostrippato di Manson.
Sì. Ma non l’abbiamo fatto di proposito. E’ successo.

C’è gente che se lo tatua, gente che indossa la sua t-shirt con la sua faccia, voi avete fatto le spillette con Manson. Perché?
Ma ti sei reso conto a chi assomiglia tantissimo Manson?

E se fosse tutta una questione d’ipnosi, Manson come Rasputin?
Non oso rispondere a questa pericolosa domanda.

Avevamo stabilito che questa intervista doveva parlare di Manson solo in piccola parte…
…Ma Manson è un catalizzatore, un egocentrico che ci andava giù pesante con sesso libero, marijuana, lsd e belladonna. E folk-rock acustico, a pomeriggiate intere….

…Un po’ come voi?
Direi di no. Per noi Manson è una storia come un’altra. Della storia di Walt Disney sai nulla?

No, perché?
E’ anche quella una storia con diversi lati oscuri. E poi noi continuiamo su Manson perché ci sembra che il discorso non sia ancora terminato, che ci sia ancora carne al fuoco che deve ancora starci un po’.

Carne al sangue?
Certo che sì.

Qual è il personaggio più mansoniano del capolavoro manzoniano ‘I Promessi Sposi’ ?
La monaca di Monza.

Meglio Manson cantato dai Guns’n’Roses o da GG Allin?
Meglio cantato da Devendra Banhart e Dome la Muerte.

Teatro Cantiere è composto da: Hengel Tappa, Sara Pirotto, Donatella Trimboli, Armando Masoni, Davide Cangelosi.

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