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Noi per gli altri

SU TEATRO CANTIERE

www.agendaviaggi.com – 16/08/2020 – articolo di Elena Borravicchio
L’incanto di scena in Val Bormida

Trampolieri, giganti, nani, le note antiche di una fisarmonica, costumi variopinti: chi non ha sognato da bambino di addentrarsi in un mondo fantastico, cadere in una tana di coniglio e ritrovarsi, come la protagonista di Alice nel paese delle meraviglie, in un’altra dimensione? La compagnia di Teatro Cantiere, all’ombra della suggestiva torre medievale di Merana, in provincia di Alessandria, ha creato tutto questo. E, una volta presi per mano gli spettatori dentro questo nuovo mondo – accolti dalla misteriosa, poetica Ginevra Gavazzi e dalla musica del nano/Samuele Fortunato, cantautore, e accompagnati ad accomodarsi sull’erba (con i loro cestini colmi di deliziosi prodotti enograstronomici locali), dall’eclettico artista Mattia Domina – , li ha invitati a intraprendere un viaggio intitolato “Sogno di un pic-nic di mezza estate”, fatto di intrattenimento, musica, teatro, gioco, allegria, ma anche di intenso coinvolgimento emotivo. Leggi tutto

Il vostro è una forma di teatro rituale, fisico, evocativo. La vostra aurea energetica raggiunge qualcosa di ancestrale; in essa affiora il primordiale, un esplosione simile al Big Bang, alla nascita della vita attraverso la morte. Per come la vedo io, riuscite a superare i cliché di rappresentazione e di stesura drammaturgica, attraverso, un lungo lavoro di laboratorio e di ricerca, che parte appunto, da un luogo ben definito per arrivare ad un altro da definire.
Luca Privitera di Ultimo Teatro su Dialoghi Resistenti

“Teatro Cantiere is an art & dance group based in Pisa, Italy. I visited them in 2006 or so, and we played together in their absolutely magnificent ancient church in Pisa. The government has given them this unbelievable space in which to make their art. It’s like young artists given a renaissance church in which to do their work, unbelievably amazing. We had a magical evening there & then we slept in the church. I remember staring at the enormous vaulted renaissance ceiling in my sleeping bag, unable to sleep because I didn’t want to close my eyes to the beauty before me. Thank you, Teatro Cantiere, for this unforgettable experience. Pisa is one of the most beautiful cities I’ve ever seen and I can’t wait to return to you one day.”

Chris Rael (Musicista, compositore ed eclettico artista Newyorkese)

Pisanotizie.it – 07/06/2012  – articolo di Ico Gattai
Ingorgo Rock #19 
Politiche per la famiglia
Teatro Cantiere: Charles Manson è una storia come un’altra
Fa una certa impressione entrare in casa di due dei massimi esperti mansoniani in Italia. Quelli di Teatro Cantiere: profondi svisceratori di ogni traccia lasciata da Charles Manson e la sua Family. Una casa zeppa di cimeli, quasi un tempio dedicato a questo discussissimo personaggio, eppure Sara e Hengel sono allegri, gentili, sorridenti. Non ce li vedo ad affilare machetes da consegnare agli adepti per una carneficina ad alto tasso di simbolismo iconoclasta.
Il Teatro Cantiere da anni esplora il mondo di Charles Manson e lo porta in scena, in tutta semplicità, senza palco, senza luci particolari, senza scenografia. 5 attori, una chitarra acustica, voci che parlano una lingua che non esiste, qualcuno la chiama glossolalia. Azioni movimentate e canzoni di Charles Manson. Una cosa che forse non è neanche teatro, io lo chiamerei archeosvagellamento organizzato… Leggi tutto


SU ‘FIABE NOTTURNE’

www.megliomeno.com – Ottobre 2016 – articolo di Libero Scoccimarra
“Sconfinamenti”
[…] In questa notte piovosa le straordinarie e straordinari interpreti dei Teatro Cantiere, ci hanno trasportato in un mondo di fiabe antiche. No, non ce le hanno raccontate, in verità, la parola – nel senso convenzionale – non fa parte del loro modo di lavorare. Ce le hanno mostrate, le hanno fatte rivivere di fronte ai nostri occhi, attraverso un susseguirsi continuo di cambi scenici, di canti, di danze, di immagini, di veri e propri quadri viventi, reali, tangibili, presenti. Quasi impossibile descriverne la drammaturgia, neanche per noi esperti osservatori. È un teatro animale, quello di questa particolarissima formazione che attinge il proprio bagaglio narrativo dalla trasformazione alchemica, da una vera e propria palestra dell’attore […] Leggi tutto


SU ‘L’ANIMA DELLA MASCA’

http://act-theatret.blogspot.it – Maggio 2016 – articolo di Luca Privitera & Nina DaDuccio della Gaiesca
“L’anima della masca”
[…]Non è facile descrivere questo lavoro, così, come probabilmente non lo è per tutti i loro lavori. Non per incomprensione o difficoltà linguistiche, anzi, ma per la sua complessità strutturale e per la raffinatezza con cui lo concepiscono, restituendo allo spettatore quella semplicità disarmante che il teatro di oggi – o la maggior parte di esso – dovrebbe ritrovare.
E’ complesso e disarmante anche per l’attrice – Sara – bravissima e fluida nell’innescare quell’alchimia tra: scena, oggetti e frammenti narrativi; così come è complesso e disarmante il susseguirsi dei numerosi rituali che innescano metamorfosi continue, sia con – ed attraverso – il pubblico, sia con – ed attraverso – il corpo attoriale, sia con – ed attraverso – il vello della capra che con il suo belare intermittente, ritorna più volte nel tempo e nello spazio a cucire con sapienza, le pieghe e le piaghe di queste storie di donne, di madri, di nutrici, ma soprattutto di streghe, di fattucchiere, di donne in nero, di donne velate, cacciate, stuprate della loro unicità, della loro indomabilità.[…] Leggi tutto

“Sara è riuscita a trascinarmi in una marea di stanze ed atmosfere, le bastava cambiare un’espressione o il tono della voce e il mio animo risuonava di conseguenza rispondendo con quel pizzicore tra naso e occhi che trasforma le emozioni in lacrime. e sono scese belle dense per ben due volte!”
Lili Refrain (formidabile musicista ed incredibile persona: http://lilirefrain.blogspot.it/)


SU ‘UN PO’ COME SOGNARE’

www.rockandmore.it – Dicembre 2016 – Articolo di Chiara Cappelli
“Senza Filo, Finale @ Cantiere Sanbernardo”
Stupefacente l’esibizione del laboratorio Teatro Cantiere, che portano i presenti a sospendere il fiato per dieci minuti e guardarli con un’espressione incredula, inquieta e appassionata. Il pathos era veramente alle stelle, incredibile cosa si riesca a fare soltanto con una percussione e quattro voci femminili potenti ed ampie, che han creato un’atmosfera onirica e a tratti apocalittica. Il finale è stato particolarmente degno di nota: ‘Un albero di trenta piani’ di Adriano Celentano.


SU ‘DOVE I FIUMI SI INCONTRANO’

www.multiegg.it Aprile 2015articolo di Silvia Bonuccelli
“Dove i fiumi si incontrano”: il flusso teatrale tra Sara e Davide
[…] Due di loro, in questo pomeriggio monotono di domenica, mi hanno risollevato il morale e stimolato diverse sensazioni ed emozioni. Il lavoro di Sara e Davide inizia con un “riscaldamento”, come loro stessi definiscono: un scambio di sguardi, di azioni, di istinti che s’incrociano e si sfiorano in un turbine di note musicali. Sì, la musica esce dolce, forte, serrata, tranquilla, ritmata, dalla chitarra di Davide, che lui riesce a gestire nello spazio come fosse la sua partner ideale. Il loro scambio inizia con Davide che suona e canta e Sara che danza e si muove intorno a lui, insieme a lui… sì, perché non c’è un leader in questo lavoro, bensì uno scambio continuo di “onde energetiche” (scusate la reminiscenza alla Dragon Ball), di sorrisi e ammiccamenti che uno dei due capta […] Leggi tutto

www.danceprojectfestival.it – Marzo 2016 –
“Là dove i fiumi si incontrano, Teatro cantiere di Pisa all’Actis”
[…] In una scena spoglia da qualsiasi scenografia, due corpi – quelli di Sara Pirotto e Davide Cangelosi – si incontrano attraverso il movimento e comunicano attraverso la voce: suoni incomprensibili, emozioni che arrivano dritte al pubblico, che è lì non solo per assistere, ma è parte integrante del processo creativo, entrando con la sua energia nelle dinamiche degli artisti, accompagnati solo da una chitarra.
Il pubblico ha accolto con calore questa performance di creazione artistica, sintonizzandosi con le storie messe in scena, riconoscendo brandelli della propria esistenza e ha risposto agli stimoli degli artisti: alla fine il dibattito e le domande si sono prolungate ben oltre ogni aspettativa. Come nasce uno spettacolo così? Cosa cercano gli artisti? Come vivono questa esperienza in scena? E si va alle radici del teatro e dell’uomo, dentro le emozioni, scoprendo che tutti ci assomigliamo, con paure e barriere, e che abbiamo un disperato bisogno di comunicare.  Leggi tutto


SU ‘BREVI APPARIZIONI DAL MONDO SOTTILE’

www.priski.it – 30/08/2013 – articolo di Leonardo Ruvolo
Nuove Impressioni è finito
Per fortuna arrivano anche le cose belle (nella vita è tutta questione di pazienza; è di qualche giorno fa la mia riflessione sul fatto che non bisogna avere la smania di ottenere riconoscimenti subito, se AMI quello che fai prima o poi qualcuno se ne accorgerà). […]
£) Lo spettacolo della compagnia Teatro Cantiere che ha lasciato tutti a bocca aperta. Sapete cos’è il teatro di ricerca di Eugenio Barba? Io non ne sapevo nulla fino a qualche giorno fa.

“Col vostro spettacolo siete riusciti a far parlare le pietre di questo parco”
Mariano Pietrini (scultore, artista, ideatore e creatore del Parco Museo Jalari di Barcellona Pozzo di Gotto)


SU ‘EXTENDED FAMILY JAMS’

“Great work guys, it’s really really well done” 
Z’EV (al secolo Stefan Joel Weisser, musicista californiano, padre fondatore dell’Industrial Music)

“A parte i casini famosi… che non si sanno bene… sembrano dei madrigali psichedelici. Bravi i ragazzi del Teatro Cantiere”
Mauro Tiberi (musicista, polistrumentista e ricercatore vocale, esperto in canto difonico e vocalità orientale di diverse culture tradizionali)

“Credo che abbiate delle potenzialità notevoli, a tratti incredibili. Dico questo senza lusinghe. Posso far l’esempio della scena del pic nic intorno al focherello. M’è parso d’essere un voier, cioè uno spettatore non visto, tanto era naturale, spontanea, ed esattamente cesellata in tutti gli affetti ed i particolari. Degna d’un quadro preraffaellita, ma uno di quelli belli in cui la maniacalità del particolare diventa magia ed epifania.
E bellissimo è pure il lavoro che avete fatto sul suono e la vocalità.
Credo però che la formula della concatenazione di canzoni sia farraginosa e non efficace. Per quanto ben fatte e ben eseguite, la formula non rende giustizia alle potenzialità che avete. Mi dolgo di non poter far altro che una critica sottrattiva in questa direzione, purtroppo non ho una pratica drammaturgica, registica o attoriale che mi consenta di proporre soluzioni, cioè di intuire una parabola possibile.
Federoti Vivalano alter ego di Federico Biancalani (artista, artigiano, macchinista teatrale, scenografo, mastro d’ombre)


SU ‘I VOSTRI BAMBINI’

Charly
“Quanto m’è giunto potrebbe essere figurato così: un humus di fondo, una sorta di ‘bordone umorale’ che perturba fisicità, vocalità e rumoristica. Il bordone senza narrare infetta, evoca qualcosa di informe e continuo. Dal bordone affiorano echi più nitidi che danno parabole più narrative o descrittive che poi nel bordone dispaiono ancora. Questa dinamica tra vago e nitido oltre che a livello drammaturgico ha trovato delle detonazioni anche nell’immediato. D’un tratto preso di mira dal folle sguardo d’un attore veni distolto dal totale per concentrarti su un solo occhio, altra volta è la vibrazione corta ma ossessiva d’un dito dell’attrice sdraiata e immobile, altra ancora un bisbiglio all’orecchio. Si è incoraggiati come da un occulto montaggio cinematografico a variare i campi d’attenzione, dal particolare fino al campo lunghissimo, sia a livello visivo che acustico. Questa variazione di campi è diversa per ogni spettatore e accade che i vettori d’attenzione degli spettatori creino delle geometrie che attraversano lo spazio scenico diventando presenti quasi quanto gli attori. Vi prego di non prendermi per esoso, è una dinamica anche semplice ma efficace. Se un attore ti guarda da vicino negli occhi e poi si allontana continuando a guardarti ti rapisce l’attenzione e la porta nel centro della scena. Quando vedi succedere una cosa analoga ad un altro spettatore puoi vedere l’attenzione dell’altro tirata in scena come un elastico e addirittura puoi vedere quando molla. Questo a sua volta fa spostare il tuo vettore d’attenzione sull’altro spettatore, o meglio sul vettore d’attenzione che unisce l’altro spettatore all’attore rapitore, etc. Si creano così delle tensioni spaziali virtuali che fanno mischiare ‘platea’ e ‘spazio scenico’ non per una banale disposizione degli spettatori ma per virtù ludica, tra l’altro senza ricorrere alla vecchia secchiata di fegatini in faccia. […] Voglio, in ultima battuta, passar l’evidenziatore sulla rumoristica. Gioca assolutamente a favore della causa. E’ la voce dell’inorganico: scaturisce da oggetti inanimati ma gorgoglia e stride similmente alla bestie. Tra il meccanico e l’animale è l’equivalente fonetico dei mostri polimaterici che nei trattati alchemici davano allegoria al caos. Evoca in maniera più o meno cosciente questa mostruosità senza mostrarla. In dei momenti si è perfettamente integrata con la dinamica della scena ed è il caso di dire che ha fatto il suo Porco lavoro.
Dunque signori l’esperimento s’è rivelato interessante, vi tocca dargli agio.
Federoti Vivalano alter ego di Federico Biancalani (artista, artigiano, macchinista teatrale, scenografo, mastro d’ombre)

Paneacquaonline.it – 16/03/2011 – Articolo di Erica Bernardi
Il cielo in una stanza
Spunti interessanti anche se ancora un po’ abbozzati della compagnia Teatro Cantiere che racconta le vicissitudine del criminale Charles Manson.
Lo spettacolo procede attraverso una tessitura orizzontale, è una sorta di «arazzo», un labirinto in cui bisogna entrare e perdersi e dove le invenzioni linguistiche non sono arbitrarie, o gratuite, ma necessarie ad un “raccontare” che non può essere una cronaca lineare (che segue una sorta di inevitabile freccia del tempo) ma che è contaminato da temporalità diverse, dai tempi del Tempo.
La compagnia esplora in modo brutale regioni in genere considerate intime e private, ma non per questo non toccate profondamente dagli eventi storici più violenti, avanzando in zone spesso spinte ai margini di ciò che chiamiamo Storia, nonché dalla cultura e dai suoi codici dominanti.
Il lavoro offre quindi importanza alla marginalità, alla molteplicità, al desiderio e alla mobilità.

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